Pubblichiamo l’intervento del Presidente dell’Associazione alla Conferenza stanpa del Comitato “Madri di Beslan” del 1 settembre 2024
Abbiamo oggi vent’anni di vita in più. Noi che abbiamo potuto viverla.
Abbiamo oggi, come vent’anni fa, la medesima sincera condivisione del Vostro dolore. La stessa angoscia che non ci lascia mai in nessun giorno dell’anno. La stessa consapevolezza del male.
Il pensiero di Beslan ogni giorno è presente in noi. Vive nei nostri cuori e nelle nostre menti.
Ma volevamo, desideravamo, sognavamo che la mano che armò i criminali terroristi il 1 settembre di vent’anni fa, non avesse più forze, perdesse alla vista del Vostro dolore, del dolore del mondo, la capacità di seminare ancora sofferenza.
Perdesse la forza di uccidere, ferire, mutilare nell’anima e nel corpo bambini, insegnanti, padri, madri, nonni, nonne, zii e zie, uomini della sicurezza, responsabili amministrativi e politici. Gente comune.
NO, ci sbagliavamo.
La mente che ideò una tale malvagità, che individuò una scuola come obiettivo, che armò la mano che vent’anni fa compì la strage dei Bambini della Scuola n. 1, l’efferato crimine contro l’umanità intera, oggi ancora idea e semina morte.
In Donbass, in Siria, a Gaza ed in tutti i paesi del mondo che chiedono solo di vivere in pace secondo le proprie volontà, secondo le proprie tradizioni, con la propria cultura che non accetta di essere invasa e sopraffatta da devastanti teorie antiumane.
Non sudditi dell’occidente collettivo.
Ancora dopo vent’anni siamo convinti che tutto quello che è stato fatto andava fatto. La mano che abbiamo teso a Beslan e con Beslan all’Ossezia intera ferita, alla Russia violentata, era la cosa che volevamo fare sin dai primi minuti in cui, noi allora come la maggior parte del mondo, ci aggrappavamo ai notiziari pregando ognuno il proprio Dio, sperando che si imponesse una soluzione pacifica alla crisi. Che potesse prevalere la vita dei bambini sull’affermazione violenta del potere di una potenza mondiale.
Ma questo non era la volontà dell’Impero della Menzogna e del Sopruso. Si dovevano immolare le vittime innocenti della Scuola n. 1 sull’altare della prevaricazione geopolitica. Dell’affermazione della criminale logica dell’ostentazione della supremazia.
A Mosca, nei drammatici momenti del “giorno dopo”, il 4 settembre 2004, quando si andava concretizzando la catastrofica portata del criminale attentato, nella clinica RDKB, sul Leninskij prospekt, assieme a Lina Zinov’evna Saltykova nacque spontanea la volontà di “aiutare”. Aiutare – perché Beslan era una nostra cosa, un nostro dolore, una nostra ferita che volevamo cercare di curare.
Allora il mondo non era così pesantemente avvelenato dalla russofobia.
Vi abbiamo accolti con amore, con compassione, con cura, anche con allegria. I vostri bambini erano i nostro bambini e Voi ci siete diventati cari come famigliari. Anche nei primi difficili giorni in cui sembrava che niente e nessuno potesse lenire la vostra angoscia.
La lunga, bella storia di quelle sei settimane italiane non fu agli inizi semplice. Noi non capivamo tutto e voi cercavate di farci capire i sentimenti che vi travolgevano. Grevi, complicati, difficili da spiegare. Da capire.
Ma a differenza di Majakovskij “La barca del nostro amore ha trovato, a poco a poco, la rotta nella vita quotidiana”.
Il quadro cupo delle relazioni fra i nostri Stati, per responsabilità unicamente nostra, ha raggiunto livelli drammaticamente pericolosi. Ma se l’Italia ufficiale segue codina i diktat di oltreoceano, la gente comune, nella stragrande maggioranza, rimane ancor oggi sempre amica della Russia e ricorda Beslan con sentimenti profondi. Sentimenti di vera condivisione, di vera umana solidarietà.
Noi cerchiamo di rappresentarla al meglio. Vogliamo rappresentare la “Bella Italia” che non invia armi ma aiuti umanitari, solidarietà, amicizia. Che costruisce rapporti degni. Rispettosi ed ugualitari.
Perché per noi, ancora una volta, va gridato al mondo che i bambini piangono tutti nella stessa lingua.
Che i popoli soffrono tutti nello stesso modo, che la vita porta gioia e dolore a tutti in ugual modo.
Beslan è una lezione. Una lezione vivente.
La lezione della fratellanza, della condivisione, della solidarietà concreta, attiva, praticata nei fatti.
Tutto questo non è altro che la dostoevskiana “bellezza” che salverà il mondo.
Lev Nikolaevich Tolstoj raccomandava: “Imparate dai bambini”. Ecco, i bambini di Beslan hanno insegnato molto al mondo.
Chi ha avuto la sfortuna non esserci più ci ha insegnato cosa significhi essere un’icona della vita e chi oggi è adulto, si è sposato, ha figli, ha un posto di responsabilità nella società osseta e russa, è al fronte a difendere la Patria, ci ha insegnato ad essere forti, ad affermare la vittoria del Bene sul Male, della Vita sulla morte.
Ha insegnato che soffrire non è fine a se stesso. Soffrire aiuta il mondo a diventare migliore.
La forza del mondo che respira e vive di umanità sul mondo che avvelena ed arma il Male
Vi amiamo oggi come vi abbiamo amati vent’anni fa.
Siamo con Voi oggi come vent’anni fa. Allo stesso modo.
Grazie di averci insegnato tanto.
Grazie di regalarci questi giorni della mestizia e del dolore, giorni che riusciamo insieme a Voi a fondere con la gioia dell’amore