VLADISLAV rimane nella sezione “Emergenze”, l’abbiamo ormai “adottato”. Vi raccontiamo la sua storia.
Vivevano felici. Successe così nella vita che Julia divenne la sua seconda moglie che gli regalò un bellissimo bambino: Vlad. Tutto nella vita andò bene fino all’inizio della guerra …
Era estate e la famiglia amava cenare nel cortile sotto un gazebo. Quella sera, il 29 luglio 2015, rimasero all’aperto più a lungo del solito. Qualcosa è stato programmato per il giorno dopo, qualcosa di cui ridere. Non lasciarono la tavola a lungo.
Il primo che si alzò fu il padre di famiglia. Poco dopo Julia e Vladik entrarono in casa. Successe che ognuno si trovava in stanze diverse. Poi Julia urlò: “Scoppia!” Fu l’ultima parola della sua vita. A quel punto l’esplosione. Tutto iniziò a crollare. Era notte fonda. La luce si spense all’istante. Oleg Nikolaevich non riuscì a trovare la lampada che era sempre a portata di mano. Cominciò a chiamare Julia e Vlad. Julia rimase in silenzio … poi il figlio gemette.
Al buio il padre estrasse pian piano il figlio da sotto le macerie e non riuscì a capire perché fosse impossibile prenderlo tra le sue braccia. Come si è poi scoperto aveva il mignolo sulla mano destra tranciato. Lasciando il cortile con il bambino in braccio vide un vicino venuto incontro per aiutarli.
All’ospedale Oleg non pensò al suo dito, non c’era tempo per le cure. Disse di amputarlo ed in fretta.
Era disperato per Vlad che sembrava stesse per morire. Un trauma e una grave ferita squarciava la sua testa con danni al cervello, fratture multiple, una frattura dell’osso radiale, l’occhio completamente spappolato.
Il bambino posto immediatamente sul tavolo operatorio – pulito il corpo dai moltissimi frammenti. Una parte del cervello è stata rimossa nel punto in cui le ossa sporgevano. Al mattino, il dottore disse che le condizioni del bambino erano estremamente gravi. Vlad rimase in coma vigile per 2 giorni. In quei giorni suo padre seppellì la mamma morta …
Due giorni dopo i medici dissero che Vlad era un vero combattente. Ma l’ospedale era impotente a continuare a combattere per la vita del bambino. A quei tempi le scorte di medicinali erano nulle, la guerra aveva bloccato ogni rifornimento. C’era una sola, unica possibilità – Mosca.
Quando il Dottor Liza lesse la diagnosi del bambino, fu perplessa che in questo stato il bambino potesse sopravvivere al trasferimento. Ma il giorno dopo per Vlad venne inviato un aereo sanitario con una equipe di 8 medici specialisti.
A Mosca il bambino è stato operato 5 volte. Il risveglio da ogni anestesia era sempre, ogni volta, più difficile. Ma il bambino è riuscito a superare tutto questo.
A Mosca, a Vlad è stato dato un occhio artificiale. Ora lui ed il papà vivono nella casa bombardata, ormai diroccata.
Ma Oleg Nikolayevich non si arrende. Ha qualcuno per cui vivere ….