Si è tenuto oggi, presso l’Università di Padova il Convegno internazionale organizzato dal Dipartimento di Psicologia dello sviluppo e della socializzazione in ricordo di Vanna Axia in occasione del decimo anniversario dalla sua scomparsa.
La Professoressa è stata molto importante anche per noi.
E’ stata l’artefice, assieme alle sue collaboratrici, le dottoresse Ughetta Moscardino, Sara Scrimin e Fabia Capello del grande, unico lavoro in favore dei bambini e della popolazione di Beslan
Aiutateci a Salvare i Bambini vuole ricordarla con l’intervento del suo Presidente in occasione del 1° anniversario della scomparsa, nel 2008
Il giorno 4 settembre 2004 mi trovavo a Mosca, per una visita programmata alla Clinica pediatrica RDKB presso la quale l’Associazione che presiedo – “Aiutateci a Salvare i Bambini Onlus” – opera sin dalla sua nascita (2001), quando una telefonata del Presidente della Giunta della Provincia Autonoma di Trento mi incaricava di organizzare e gestire l’accoglienza di un nutrito gruppo di bambini di Beslan e dei loro congiunti sopravissuti alla disumana strage del giorno precedente.
Al rientro ci impegnammo tutti nell’organizzazione del soggiorno a Trento, programmato per un periodo di due mesi e prima esperienza in Europa di accoglienza dei bambini ex ostaggio della Scuola tristemente famosa.
Riflettendo e preoccupandomi di come sarebbe stato l’impatto della sessantina di persone sopravissute ad una tale drammatica esperienza cercai conforto in internet ragionando su chi avesse potuto aiutarci sotto il profilo psicologico. Una vaga indicazione arrivò in riferimento all’Università di Padova. Una breve ricerca nel sito dell’Università e fu così che alzai il telefono e composi il numero della Professoressa Axia.
Il dialogo fu subito intenso ed al di là delle vaghezze formulate (mancava allora, da parte mia, un qualsiasi rudimento delle problematiche), Vanna colse subito la grande importanza di esserci. Di esserci non per Lei – ma per loro.
E la sua presenza qualificò il progetto con la sua Scienza e con la sua Coscienza. Oggi si può affermare che Vanna Axia salvò il nostro progetto da un probabile naufragio. Riuscì ad indicarci la rotta con il suo grande cuore, con la sua fede nell’Uomo ferito, violentato, squarciato al quale si può offrire aiuto, sostegno e guarigione.
Ne nacque così – ancor prima che professionale – un rapporto umano con i bambini di Beslan, con le loro famiglie, con la loro comunità e con noi che fece diventare il periodo trentino l’evento più importante nella vita di molti cittadini del Caucaso. Un ricordo indelebile della solidarietà italiana che era riuscita – forse per la prima volta – ad ascoltare la loro immensa sofferenza, a dare un aiuto concreto fondato sulla capacità di trasmettere strumenti di conoscenza e di gestione della sofferenza con grandissima umanità.
Con un assoluto rispetto per l’antichissima cultura osseta, così distante dalla nostra, Vanna si è fatta amare subito, si è fatta ascoltare e rispettare valorizzando il lavoro di tutti quelli che hanno contribuito alla buona riuscita del progetto.
Da quella esperienza nacque un rapporto intenso che portò al successivo progetto di sostegno psicologico a Beslan portato avanti dalle sue più strette collaboratrici (le dottoresse Moscardino, Capello e Scrimin) purtroppo unico nel panorama della solidarietà italiana. E non solo.
Anche la Clinica pediatrica RDKB di Mosca la ricorda. Nell’aprile 2006 visitammo assieme alla dott.ssa Pillon i reparti più problematici dell’ospedale. E lì Vanna scoprì la Russia che a noi piace, i suoi bambini, i suoi volontari, i suoi medici e la sua realtà cosi poco conosciuta (e troppo spesso manipolata) qui da noi. Quando con poche parole stabilì un rapporto immediato di profonda stima con la Presidente del Gruppo di volontariato Padre Aleksandr Men’ che da oltre vent’anni contribuisce a migliorare le capacità di cura della struttura.
Voglio ricordare Vanna Axia con un’immagine: un KURGAN, la stele che i nomadi sciti (gli antichissimi abitanti della Russia) ci hanno lasciato in eredità.
Sono steli e tumuli in pietra, i Kurgan, che pullulano come termitai lungo le distese e le vallate dell’Altai, dell’Asia Centrale e del Caucaso. Sono l’espressione di una “pietas” antica rivolta al culto dei morti; uno dei più suggestivi “riti di passaggio” che vede la costruzione dei tumuli funebri come ultimo momento statico fra il nomadismo terreno e il viaggio verso l’Aldilà. Questi monumenti funebri, i Kurgan, ci riportano all’aneddoto raccontato da Erodoto nel libro IV delle sue Storie. Alla protesta del Re Dario di Persia che non riusciva ad affrontarli in uno scontro diretto, i capi sciti risposero: “ci fermeremo solo, quando saremo arrivati alle tombe dei nostri padri”. Il nomade, è stato detto, si ferma solo per morire.
Ecco, Vanna si è fermata solo per lasciarci con il suo corpo. La sua presenza vitale rimane indelebile fra noi che abbiamo avuto la fortuna di incrociarla nella vita e fra le persone, le tantissime persone, che l’anno – apprezzandola – amata.
Ennio Bordato – Presidente di Aiutateci a Salvare i Bambini Onlus