2004: 1 settembre, un gruppo di 32 terroristi ingushi e ceceni prende in ostaggio un’intera scuola a Beslan , una cittadina del Caucaso russo. Il 3 settembre, dopo tre giorni di sofferenze indicibili per più di milleduecento ostaggi, il sequestro finirà in tragedia. 334 le vittime, di cui 186 bambini …
La nostra Associazione inizia immediatamente un intervento che durerà cinque anni. Porterà a Beslan un gruppo di psicologhe dell’emergenza dell’Università di Padova per dare un concreto aiuto psicologico ad una popolazione annientata nel corpo e nello spirito.
La prima fase di quel progetto fu ospitare a Trento un gruppo di 63 persone (33 bambini e 30 adulti) che avevano vissuto fra le mura di quella scuola i tre giorni dell’inferno di Beslan.
Fra questi c’era una bambina, Alina, che nella palestra della scuola il 2 settembre 2004 aveva compiuto 9 anni …
Il 3 settembre era ormai senza forze: il terrore, la sete e la fame l’avevano completamente estenuata! Poco prima della prima esplosione, nella calca della palestra improvvisamente, si alzò e si mise a girare senza capire perché e dove ….
Quelli furono i tre passi verso la libertà, per la vita! L’esplosione la fece sbalzare, cadere a terra e perdere conoscenza. La gente scappava, cercava di uscire dalla scuola e mentre correva veniva uccisa dai proiettili vaganti … Uno di questi uccise una terrorista che cadde su Alina.
Morì salvando involontariamente con il suo corpo Alina che non poteva alzarsi e scappare come tutti gli altri coperta com’era da quel cadavere. Solamente quando la palestra fini completamente di bruciare , un agente dell’FSB la trovò, ancora viva, portandola finalmente fuori dall’inferno ….
Negli anni successivi al periodo di riabilitazione a Trento Alina è stata aiutata dalla nostra Associazione in alcuni drammatici momenti della sua vita. Aveva costantemente male alle gambe a causa dei postumi delle ferite riportare e delle schegge ancora presenti nel suo corpo. A Mosca è stata operata ad entrambe le gambe (nel 2010 ad una e nel 2012 alla seconda).
Ma il male non cessava
La inviammo a Berlino dove alla fine del 2012 fu nuovamente operata e guarì.
Poi nel 2017 una neoplasia la colpì. Nuovamente la solidarietà dei nostro donatori fece un secondo miracolo. Dopo 5 operazioni a Mosca Alina debellò definitivamente ogni male.
Oggi ci ha scritto: “Stanotte sono diventata mamma!”
Ha partorito un bambino sano e bellissimo. I genitori lo hanno chiamato con uno dei nomi importanti della tradizione epica osseta: Dzambolat
Buona vita Dzambolat!
Ti auguriamo, assieme alla tua mamma ed al tuo papà, non solo lunga e sana vita ma soprattutto di non dover vivere la tragedia del terrorismo internazionale contro il tuo popolo e contro la Russia come quella che ha dovuto vivere la tua mamma.
Beslan è il cuore ferito dell’Umanità. E quelle ferite, per molti, non sono ancora guarite e difficilmente guariranno.
Ma se Dzambolat è nato forse vuol dire che la vita ha vinto su tutto.